Origine, significati e esempi di utilizzo dei colori: il nero

Date: 01/04/2024
Categorie: Colour study

Secondo gli studi cromatici, il bianco e il nero non sono colori. Il bianco è ottenuto dalla combinazione di tutti i colori, mentre il nero dalla loro sottrazione: vale a dire che è dato dalla sintesi sottrattiva di tutti i colori dello spettro visibile. Come abbiamo scritto più volte in questa rubrica, infatti, i colori sono determinati dalla luce e si differenziano in base alle sue lunghezze d’onda. Identifichiamo il colore degli oggetti perché il materiale da cui sono composti riceve un fascio di luce, che in parte riflette e in parte assorbe. Il nero non riflette la luce e, quindi, non ha colore… ed è considerato un non-colore. Eppure, è una delle tinte più usate nelle applicazioni più diverse, forse anche per la sua capacità di accostarsi e far risaltare le altre tinte dello spettro cromatico: dalla moda all’interior design, dall’architettura all’elettronica, dall’arte alla letteratura, dalla musica allo sport e ai fumetti, solo per citarne alcune.

Questo colore è caratterizzato – forse molto più degli altri - da una natura duplice, anche se le associazioni negative che storicamente richiama sono prevalenti. Se, da un lato, è simbolo di eleganza, fascino, mistero e coraggio, dall’altra rappresenta il lutto, il buio, la morte e la paura, con prerogative diverse in base all’area geografica cui si fa riferimento: in occidente il nero è il colore del lutto, mentre in alcuni paesi africani lo è il bianco. Nella cultura giapponese, il nero simboleggia l’esperienza, mentre il bianco l’ingenuità: nell’arte marziale del karate, per esempio, la cintura nera viene assegnata a coloro che hanno dimostrato dedizione e impegno in questa disciplina, mentre la cintura bianca cinge la vita dei principianti. Una scelta legata alla filosofia Yin e Yang, sole e luna, giorno e notte e quindi inizio (bianco) e fine (nero).

Il colore nero rappresenta idee contrastanti: autorità e umiltà, ribellione e conformità, ricchezza e povertà. Il nero significa anche modernità, potere, professionalità, tradizionalismo, male, dolore e sottomissione… e assenza: oggi esiste un pigmento nero così nero che sembra di guardare il vuoto, in grado di assorbire fino al 99,965% delle radiazioni dello spettro visibile e di cui parleremo più avanti.

L’origine della parola “nero”

L’etimologia del termine "nero" (in inglese “black”, in francese “noir”, in spagnolo “negro”, in portoghese “preto”, in tedesco “schwarz”) si ricollega direttamente al latino nigrum, accusativo di niger, cioè nero, scuro e, in senso lato, tenebroso, fosco, funesto, luttuoso. L'ipotesi, infatti, è che questo termine fosse connesso alla radice greca nekrós, morte, probabilmente a sua volta riconducibile al protoindoeuropeo nekw-t, notte.

Il nero nella storia antica

Scrive Carl Gustav Jung che il nero “è il colore delle origini, degli inizi, degli occultamenti nella loro fase germinale, precedente l'esplosione luminosa della nascita”: infatti, nella Bibbia rappresenta il colore primordiale, da cui scaturisce la luce. Lo stesso concetto è espresso nella mitologia egiziana, per cui il cosmo ha avuto inizio dal Nun, il caos primordiale, affine al Te Bo Ma (oscurità) della Micronesia o al Tempo del Sogno della cultura aborigena. Dal nero emana quindi un potere generatore e fecondo, un caos originario dal quale può erompere la luce e la vita, tanto che nell’antico Egitto il nero era associato alla terra fertile lasciata dal Nilo dopo le inondazioni, mentre presso i Masai del Kenya, questo colore richiamava le nubi gonfie che preannunciano la pioggia, diventando espressione di vita e prosperità. Dall’oscurità, la luce: tale significato è di nuovo ripreso da Omero, nelle cui opere le profondità dell’oceano venivano descritte di colore nero e contenevano il capitale di vita latente, la grande riserva di tutte le cose, oppure dalla mitologia azteca, dove il dio della medicina Ixtlilton, piccolo nero, usava una magica tlital, acqua nera, come rimedio ai malanni.

Il nero, realizzato con carbone nero e minerali di ferro, è stato il primo pigmento utilizzato nella storia: ne sono testimonianza i bisonti disegnati nelle grotte preistoriche di Altamira, in Spagna e di Lascaux, in Francia. In Grecia figure dalla silhouette nera su fondo rosso venivano dipinte sul vasellame di argilla con una tecnica sofisticata.

Il colore nero era realizzato dai pittori romani con polveri e pigmenti a base di grafite ottenute bruciando resine o pece. Più economica risultava però la fuliggine (nero fumo) usata per ottenere inchiostri. Plinio ci ricorda come alcuni pittori, pur di avere un pigmento nero di buona qualità, trafugassero le tombe per raccogliere resti carbonizzati, nonostante tale pratica fosse ovviamente vietata. Il nero per la tintura dei tessuti era ottenuto dai resti vegetali dell’industria enologica essendo costituito da tannati di rame (incrostazioni dei tini). Il nome di Nerone, l’imperatore romano che governò Roma dal 54 a 68 d.C. e a cui viene attribuito – forse erroneamente – il grande incendio che la distrusse, deriva dal cognomen romano “Nero”, di probabile origine sabina e avente il significato di "forte" e "valente", a conferma del fatto che, anche nei tempi antichi, il nero non aveva una connotazione completamente negativa.

Il nero nel Medioevo

Nel cuore del Medioevo, il nero assunse effettivamente il colore dell'Inferno dove regnano le tenebre: era il colore del diavolo e gli animali neri come il corvo ne furono estremamente penalizzati. Ma, secondo lo storico del colore, Michel Pastoureau, c'è comunque, anche in questo caso, qualcosa di buono nel nero che, nello stesso periodo, si trasforma nel colore dell'umiltà, della temperanza e della dignità: i monaci benedettini indossavano una tunica nera, che divenne oggetto di una disputa religiosa con monaci cistercensi accusati di eccessivo orgoglio, come dimostrato dai loro abiti bianchi. I cistercensi replicarono che il nero indossato dai benedettini era il colore del diavolo, della morte e del peccato, mentre il loro bianco simboleggiava purezza e innocenza.

Poco più tardi il nero divenne la tinta preferita dell'abito dei cortigiani e un simbolo di lusso, come chiaramente mostrato in molti ritratti dell’epoca. Fino al XVI secolo mantenne la nomea di “colore alla moda”. Sebbene rimanga associato alla stregoneria o alle pratiche del lutto, la sua posizione evolve: ora rispettabile e lussuoso, diventa un colore regale fino alla metà del XVII secolo.

E, con l’invenzione della stampa che introdusse l’inchiostro nero su carta bianca, anche questo colore entrò a far parte della quotidianità, nello stesso modo in cui ne fa parte oggi lo schermo nero dello smartphone.

Nell’Ottocento, il nero diventa simbolo del fumo delle prime fabbriche e delle prime automobili, un mondo difficile da immaginare a colori e che siamo infatti più propensi a pensare in bianco e nero. Diventa poi nel Novecento simbolo degli estremismi politici, collegato ad un periodo storico funesto, basti ricordare la svastica nera della bandiera nazista e il colore della camicia indossata dai membri del corpo paramilitare del Partito Nazionale Fascista italiano.

Il nero nell’arte

Qui non è possibile citare l’infinità di opere d’arte in cui il nero è preferito al bianco per far risaltare gli altri colori della tavolozza o le forme delle sculture, a partire dai pittori fiamminghi Jan Vermeer e Rembrandt fino a Caravaggio, che lo utilizzò con sapienza magistrale per realizzare “le quinte” dei suoi indescrivibili quadri.

Un altro esempio è Édouard Manet che nel suo dipinto “Olympia” del 1863 fu in grado di far risaltare il nero del gatto a destra e del viso della serva sullo sfondo nero della tela, creando un effetto “nero su nero” irripetibile.

Nella scena contemporanea non possiamo non ricordare Anish Kapoor, uno dei più importanti scultori del panorama odierno, finito al centro di numerose polemiche per aver acquistato Vantablack®, il pigmento nero più nero mai realizzato, prodotto dall’azienda britannica Surrey NanoSystems e composto da nanotubi di carbonio. Un pigmento che assorbe fino al 99,965% delle radiazioni dello spettro visibile, nato originariamente per scopi militari e destinato a rivestire gli Stealth, gli aeroplani realizzati con tecnologie che li rendono “invisibili” ai radar. Per descriverlo, Kapoor usa queste parole: “È così nero che quasi non si vede, ed è così scuro da far perdere la coscienza dello spazio, tanto da spingere l’uomo a far leva su qualcosa che non conosce nella propria interiorità”. BMW ha rivestito per la prima volta con Vantablack la scocca di un suo modello di auto, la BMW VBX6, nel 2019.

“Narciso” di Michelangelo da Caravaggio, olio su tela, 1598-99 – Galleria Nazionale di Arte Antica, Roma. © Wikipedia

Quando l’animo è dark

Audrey Hepburn nel film “Colazione da Tiffany”.

L’abbigliamento di colore nero ha fatto storia, oltre che nella moda - si attribuisce a Coco Chanel nel 1929 l’invenzione del Little Black Dress che Audrey Hepburn rese intramontabile - anche nello sport, nella musica e nel fumetto, a volte con risvolti sorprendenti.

L’origine del colore nero della maglia del Giro d’Italia assegnata all’ultimo corridore che superava il traguardo, per esempio, non ha il significato negativo che ci si può aspettare. Ha origine, come sempre, da una storia di sport particolare: Giuseppe Ticozzelli era un calciatore piuttosto noto con una passione smisurata per la bicicletta che, nel 1926, decise di correre alcune tappe del Giro d’Italia come indipendente.

Non avendo una squadra con colori ufficiali, scelse di gareggiare con la maglia nera della sua squadra di calcio dell’epoca, il Casale, che vestiva una casacca nera con una stella bianca sul petto. La maglia indossata da “Tico” fu d'ispirazione quando, nel 1946, alla ripresa del Giro d'Italia dopo l’interruzione della Seconda guerra mondiale, si decise di istituire un premio anche per l'ultimo classificato, poi abolito nel 1952.

Il colore nero scelto per la maglia degli All Blacks, il nome con cui sono stati soprannominati gli atleti della nazionale neozelandese di rugby, rende forse ancora più impavida una delle squadre più forti al mondo (e forse più preoccupati gli avversari che li affrontano), conosciuta per la sua danza Haka pre-partita. L’origine della scelta istituzionalizzata nel 1893 non è chiara: la versione più suggestiva sostiene che il colore black fu scelto per far risaltare la felce argentata sul petto degli atleti; quella più pratica, per differenziarsi dai colori delle altre nazionali oppure per evitare che la maglia si possa sporcare eccessivamente durante le partite.

Gli abiti in nero, come le giacche di pelle, i jeans aderenti e gli stivali, hanno segnato anche la storia della musica: dal punk all’heavy metal sono spesso diventati i simboli della trasgressione per eccellenza. E da Batman, diventato il Cavaliere Oscuro nel film di Christopher Nolan, il cui costume ricorda il nero del pipistrello a cui si ispira e il buio della notte di Gotham sui cui tetti si muove, a Black Panther e Black Widow, il nero tinge anche i costumi di numerosi eroi – e non – dei fumetti.

Quanto è reale il riscatto del nero?

Nonostante il colore nero oggi evochi anche aspetti positivi, inconsciamente ne restiamo sempre inquietati. Tra le associazioni positive, possiamo ricordare il Black Friday, che nelle festività statunitensi indica il giorno successivo al Thanksgiving day, dal 1952 tradizionalmente considerato l'inizio della stagione degli acquisti natalizi e dei relativi saldi. Non si è a conoscenza della vera origine dell’aggettivo black associato a questo giorno: secondo alcuni, ebbe origine a Philadelphia e farebbe riferimento al traffico che si crea in quella precisa giornata, mentre, secondo altri, è collegato alle annotazioni sui libri contabili dei commercianti che passavano dal colore rosso delle perdite al nero dei guadagni.

Dalla magia (nera) fino all’economia (mercato nero, lunedì nero), alla letteratura (il noir è un sottogenere del romanzo poliziesco comunemente conosciuto) a un’infinità di altri richiami, questo colore resta collegato ad un sentore negativo e, forse, ad un’arcaica superstizione, basti richiamare alla memoria un gatto o un lupo nero, o al diverso che non si conosce.

Senza voler approfondire questioni storico-sociali legate alla percezione del nero – non è infatti questa la sede più opportuna – vorrei invece sottoporvi un caso personale, che sottolinea quanto la negatività del nero influenzi la nostra quotidianità, anche a livello inconscio. Sono a passeggio con 2 cani di grossa taglia, uno nero e uno marrone. Nonostante il primo sia più docile e socievole, le persone che incontro prestano attenzione (e coccole) solo al cane marrone, ignorando completamente quello nero. 

Forse, nonostante il nero sia stato in gran parte sdoganato, dentro di noi – molto in fondo – ancora ci inquieta… e anche questo aspetto fa parte dell’intrigante fascino eterno di questo non-colore.