Leggi la nuova edizione della rivista dedicata alla prevenzione, protezione e mitigazione della corrosione – Edizione speciale dedicata al settore marino!
Il mare può essere considerato un’infrastruttura?
Se le piattaforme off-shore e le navi (cargo o commerciali) sono da tempo protagoniste dei paesaggi marini di molti paesi costieri, i parchi eolici off-shore sono un elemento più giovane del paesaggio, giovane tanto quanto lo è l’industria eolica stessa. Eppure la somma di queste tre industrie che colonizzano i mari fa capire quanto esso sia stato, e sia ancora, un’infrastruttura fondamentale per lo sviluppo industriale: da cornice, il mare è diventato un campo operativo multifunzionale.
Eppure, l’ambiente marino pone tantissime criticità sulle strutture che operano al suo interno.
L’esposizione marina è estremamente aggressiva: spruzzi con salinità e UV nel splash zone possono provocare spessori di corrosione fino a 500 µm/anno, contro i 25–50 µm di ambienti C3 onshore. Le zone critiche da affrontare sono svariate, fra cui la zona atmosferica, soggetta a microclimi salini e UV intensi; la splash/tidal zone, soggetta a cicli di bagnato/asciutto e abrasione; infine, la zona sommersa.
In ambienti offshore, la protezione dalla corrosione inizia dalla progettazione: la forma della struttura, l’accessibilità dei componenti e il trattamento delle saldature influenzano direttamente la durabilità dei rivestimenti. Dettagli che sembrano secondari, come gli spigoli arrotondati, le giunzioni ben lavorate o le vie di accesso, sono invece fondamentali per garantire una copertura omogenea e prevenire accumuli di acqua o sale.
Scelte ingegneristiche riguardo i materiali sono anch’esse fondamentali: acciai inossidabili duplex o superduplex per resistenza a pitting e stress corrosion; polimeri rinforzati o FRP per componenti specifici come pale eoliche.
La prevenzione della corrosione dipende poi da un piano completo, che normalmente comprende ispezioni visive e NDT (ultrasuoni, correnti parassite) via ROV o drone, per rilevare corrosione precoce; monitoraggio elettrochimico e sensori SHM per registrare potenziali, spessori, microcrepe o attività microbica; analisi predittiva tramite AI per ottimizzare tempi e costi di manutenzione, in base a dati ambientali e strutturali.
La logica è unire ingegnerizzazione preventiva, rivestimenti avanzati e multistrato, protezione catodica adeguata e monitoraggio continuo, adottando una visione ciclo-vita: preservare l’integrità strutturale riduce downtime e costi, e protegge l’equilibrio ecosistemico, promuovendo la sostenibilità.
La lotta alla corrosione nel settore marino, dunque, non può ridursi a un singolo sistema o tecnologia. Serve una strategia combinata che parta dal design e arrivi alla manutenzione predittiva.
Questa edizione di Corrosion Protection include un focus sul settore marino: come scrivevo all’inizio, esso è uno dei settori i cui si concentrano maggiormente le attività di ricerca e sviluppo delle aziende che producono sistemi di protezione dalla corrosione, ricerche volte ad attribuire le massime prestazioni anticorrosive ai componenti. Non solo la ricerca è importante, lo è anche la formazione degli operatori di strutture offshore, al punto che è stato lanciato un corso sulla corrosione dedicato ai marinai.
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